Quando il drone fanno sul serio: droni sperimentali

SUPERSPARK: Pillole di cultura per appassionati di dronI

I droni non sono più soltanto piccoli elicotteri o aerei, ma stanno diventando vere e proprie macchine trasformabili, capaci di adattarsi, piegarsi, mutare forma o volare con logiche ibride di volo. In questo articolo esploriamo tre progetti rivoluzionari, ancora in fase sperimentale, ma già capaci di cambiare il nostro modo di pensare al volo

 
  • Dragon Lab Drone – Il drone che si piega come un serpente

    Progettato dal Caltech e ispirato alla biomeccanica dei serpenti volanti delle tradizioni asiatiche, il Dragon Drone è modulare, snodabile e reattivo, capace di cambiare forma in volo. Grazie a un sistema di motori intelligenti e un’anima flessibile, può essere programmato per operazioni di ispezione in scenari complessi, come il recupero dati in edifici crollati, esplorare spazi angusti, aggirare ostacoli pericolosi o districarsi in impianti industriali danneggiati.

Nonostante la natura sperimentale del progetto, un approccio così radicale al concetto di drone sicuramente può trovare la sua nicchia di interesse, che sia per uso civile come intrattenimento e fotografia, o che sia nel campo militare. Chi sa, magari con iterazioni più snodabili potremmo cominciare a vederli usati in parchi a tema o manifestazioni travestiti proprio da draghi.

 
  • V-BAT – Il drone che decolla in verticale e vola come un jet

Creato da Shield AI, il V-BAT è un drone VTOL (Vertical Take-Off and Landing) dal design convertiplano, capace di decollare come un elicottero e poi volare come un aereo. Sebbene i progetti di questo tipo non siano una novità nel panorama dei droni, il V-BAT attira grande interesse per il modo innovativo con cui integra soluzioni tecniche maturate sia nei recenti teatri di conflitto sia dall’esperienza dei droni tradizionali. Il risultato è un drone di medie dimensioni particolarmente versatile e affidabile. Pensato inizialmente per applicazioni militari, oggi viene testato anche in ambiti civili come la sorveglianza ambientale, la ricerca in zone remote e il monitoraggio costiero.

Il suo vantaggio, come nei droni ad ala fissa, risiede nell’autonomia: è in grado di restare in volo per ore, ma a differenza di questi, può decollare e atterrare in spazi estremamente ridotti, per poi trasformarsi rapidamente in modalità di crociera orizzontale. In prospettiva, rappresenta un perfetto esempio di drone ibrido, ideale per missioni critiche in cui né elicotteri né aerei tradizionali possono operare bene e dove droni più piccoli, meno specializzati per affrontare le condizioni avverse delle zone costiere, rischierebbero di fallire.

 
  • FROW – Le ali origami che si adattano al volo

Dalla Cornell University arriva il FROW (Foldable Rotary Origami Wing), un esperimento tra ingegneria e arte orientale. Le sue ali si piegano come un origami, aprendosi e richiudendosi a seconda delle necessità aerodinamiche. La cosa interessante è che, a differenza dei multicotteri tradizionali che necessitano di due o più motori per mantenere la stabilità, il FROW riesce a controllare assetto e manovre modificando la lunghezza e la forma del suo profilo alare, rispondendo agilmente ai comandi senza dipendere da una moltitudine di rotori.

Un drone capace di ottimizzare al massimo pesi e aerodinamica, trasformandosi in volo per adattarsi a condizioni diverse, cambiare assetto in spazi chiusi e modificare il proprio comportamento in tempo reale, potrebbe davvero rappresentare una rivoluzione. Se a queste caratteristiche si uniscono compattezza e convenienza, è facile immaginare un futuro dove piattaforme simili trovano spazio anche in scenari operativi complessi, magari evolvendo in una nuova generazione di droni 'kamikaze' leggeri e intelligenti.


 
  • Esplorare, Sperimentare, Costruire: Siamo pronti per il futuro del volo?

    Questi progetti dimostrano che la ricerca sui droni non è solo una corsa al mercato, ma anche un esercizio di immaginazione e di ingegno ingegneristico.

    In Italia, per chi vuole sperimentare, è fondamentale conoscere il quadro ENAC:

    • si può volare in aree controllate con droni auto-costruiti,

    • esistono categorie “Open” per piccoli test,

    • per i più ambiziosi, l’accesso a zone di test riconosciute (come i sandbox ENAC o le aree sperimentali U-space) permette anche prove avanzate.

    Con il giusto supporto normativo e accademico, questi droni potrebbero essere i protagonisti dei prossimi anni. Se oggi sembrano prototipi da laboratorio, domani potrebbero essere i nuovi standard del soccorso, della logistica o dell’esplorazione urbana.

    E tu? Sei pronto a costruire il tuo FROW? O ad addestrare un Dragon? Il cielo è ancora tutto da reinventare.

 

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Quando il drone fa sul serio: trasporti