VIDEO PROMOZIONALE: TIMELAPSE SU BARENA A VENEZIA

Avete mai visto uno di quei video in cui è possibile ammirare la crescita di una pianta o in cui è possibile vedere intere giornate andarsene in una manciata di secondi, regalandoci la possibilità di apprezzare il movimento orbitale dei nostri astri e satelliti? 

Vi sarete sicuramente chiesti come sono stati realizzati e le domande che sorgono riguardano sempre quale sia la fantastica tecnologia che sta dietro a una durata così lunga delle batterie della foto/videocamera o alla capacità della sua memoria, domande che non sembrano trovare una risposta se non quella che siano state usate tecnologie non disponibili nella grande distribuzione, e che siano state intelligentemente utilizzate da chi ha una conoscenza molto approfondita dell’arte fotografica.

Tutto questo prende il nome di Timelapse, in italiano “lasso di tempo”... per spiegarci meglio possiamo definirlo un video la cui velocità di riproduzione supera la velocità di cattura. Possiamo quindi parlare di un video accelerato? 

Non proprio ad essere sinceri, in realtà la riproduzione è normale, ma la presa è lenta.

Per capire il concetto occorre pensare a cos’è una videocamera, ovvero una semplice macchina fotografica che però è costruita per scattare moltissime fotografie una dietro l’altra, più fotografie scattiamo in un lasso di tempo, maggiore sarà la nostra capacità di cogliere i movimenti, questo prende il nome di “Framerate o FPS”.

Una moderna camera che gira a 60FPS significa che ogni secondo scatta 60 fotografie, che quindi messe in sequenza donano l’eleganza di ogni  minimo movimento, dove invece una ripresa a 5-10 FPS ci fa notare una sequenza molto più scattosa.

Ma se invece volessimo riprendere qualcosa di così lento da non poter essere apprezzato nemmeno in una giornata di osservazione? come la crescita di un fungo o l’andamento delle maree

In questo caso occorre ragionare al contrario, occorre prendere degli scatti a distanza qualche minuto, magari ore; pensate al tramonto: se lo fissate sembra immobile, ma se date uno sguardo, poi vi distraete e ne date un altro dopo qualche minuto, il meraviglioso disco rosso del sole sarà quasi sparito, il principio è il medesimo.

Parlando nel concreto, a noi il Timelapse a cosa è servito? 

Noi abbiamo avuto la necessità e l’onore di eseguire un monitoraggio per conto di Vital con la coordinazione di We are here Venice, nell’arco di mesi per vedere come un'area di recente ripascimento con sedimenti dragati da canali portuali stia diventando sempre più come una “barena” naturale, ovvero un isolotto della laguna Veneta dove sta nascendo ed  espandendosi la  flora e fauna caratteristiche di questo habitat unico al mondo. 

Abbiamo potuto assistere in un video di dieci minuti a quello che è accaduto da maggio fino ad ora e che in natura sarebbe accaduto nell’arco di centinaia di anni.

Questo è stato reso possibile grazie al montaggio di due camere impermeabili capaci di scattare un fotogramma ogni tot minuti e montate su dei piccoli tralicci che abbiamo costruito superando non poche sfide.

Prima di tutto abbiamo dovuto capire come realizzare questi supporti che fossero in grado di sostenere una camera in condizioni meteo anche estreme, per mesi in mezzo alla salsedine e su un terreno fangoso e spesso semi o del tutto sommerso, li l’ispirazione è arrivata dal mondo della Vela, quindi le camere sono state montate su degli “alberi” in alluminio alti 3 metri ancorati a terra con dei cavi in acciaio inossidabile isolati, tirati e registrati come delle “sartie”. Questi ultimi sono fissati al terreno con dei pali di legno a sezione quadra alti circa un metro, copiando in principio delle “briccole” che seppur in legno non marciscono e mantengono la loro resistenza grazie all’ambiente anaerobico creato dal fango lagunare!

Pensate che tutto ciò serve a sostenere una camera di appena 300Gr, che però deve essere in grado di puntare sempre esattamente nella stessa direzione per mesi.

L’altra grande sfida è stata la mancanza di energia elettrica, quindi abbiamo optato per delle camere che usassero pochissima energia e che fossero alimentate da delle comunissime batterie da 1.5v, naturalmente queste richiedono una sostituzione ogni 20gg circa, però rende tutto il sistema molto più semplice ed affidabile rispetto, ad esempio, all’installazione di un piccolo pannello fotovoltaico; il caro vecchio principio aeronautico del “se non c’è non si può rompere”.

Tutto questo ci ha permesso di realizzare video che riprendono intere cicli di maree e perturbazioni che vanno e vengono, di vedere letteralmente nascere  nuovi “ghebi” (i riccioluti canali tipici della laguna), stormi di aironi posarsi a mangiare e folti cespugli di salicornia prendere vita.

L’aspetto più utile e formativo è stato quello di imparare a lavorare e far lavorare attrezzatura elettronica in un ambiente assolutamente proibitivo quale quello lagunare e soprattutto quello di lavorare affianco a professionisti come ingegneri biologi, fotografi, naturalisti e attivisti con l’unico scopo di preservare e proteggere una oasi naturale incredibile che vive grazie all’aiuto di ingegno, inventiva e grande forza di volontà!

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