“OPERATORI” UAS INSOLITI

SUPERSPARK: Pillole di cultura per appassionati di dronI

Da quando nel 2012-2013 i droni hanno iniziato ad essere una realtà commerciale affermata, tutti i principali enti, professionisti ed hobbisti hanno iniziato a sfruttare le peculiarità di questi mezzi. I fotografi hanno subito carpito quale eccezionale punto di vista potesse fornire un UAS, i soccorritori hanno immediatamente colto l’occasione per avere un occhio laddove il loro non potesse arrivare, i tecnici ne hanno sfruttato i vantaggi per dare un qualcosa in più nei loro lavori ma purtroppo non sono stati gli unici…

Dal 2013 l’Isis è infatti uno degli utilizzatori di questa tecnologia innovativa, gli Americani la chiamano “D.I.Y. Airforce”, letteralmente aeronautica militare fai da te. I droni utilizzati, principalmente DJI Phantom, vengono equipaggiati con un rudimentale sistema di sgancio, a cui è collegato un’ordigno (generalmente 40mm da lanciagranate), corredato di alette direzionali, spesso stampate in 3d con un processo pressoché industriale. Il drone viene diretto sul target e utilizzando la camera in zenitale (90° in basso) come mirino, sgancia il suo carico mortale su veicoli, persone o edifici; spesso le granate vengono avvolte di chiodi e viti tenuti fermi da nastro adesivo, per amplificare il volume di schegge nel momento dell’esplosione, funzionando così da rudimentali shrapnel.

Gli attacchi avvengono con più droni alla volta, in maniera da avere una efficacia assoluta anche in caso di abbattimento da parte dei “nemici”. Le truppe anti-Isis sono ormai bene addestrate ed abituate all’utilizzo di questi mezzi, ma sanno altrettanto bene che la minaccia che rappresentano è spesso invisibile e difficile da determinare, nonché abbattere.

Le forze dello stato islamico, che sempre sono state ferrate in materia propagandistica, non hanno mancato di utilizzare i droni per realizzare video mirati proprio alla promozione del loro movimento, attraverso riprese e montaggi che idolatrano i loro ideali.

L’uso però forse peggiore di questo mezzo è quello di sorveglianza e guida: I comandanti dirigono infatti i loro soldati sull’azione avendo un punto di vista totale sul campo di battaglia (spesso articolato tra strade, vicoli ed edifici in rovina) o peggio attraverso le immagini trasmesse in live dalla camera, si guida al target prestabilito il guidatore di una autobomba. Il problema delle autobombe è infatti proprio arrivare al bersaglio senza essere distrutte prima, quale modo migliore di vedere chi cerca di neutralizzarle dal drone in maniera da guidare il suicida attraverso un percorso più “sicuro”?

Isis non è però l’unica forza del male a servirsi di questi velivoli, infatti spostandosi in sud America, precisamente in Messico, si vede un largo utilizzo di APR proprio da parte dei narcos, che li utilizzano per spedire stupefacenti oltre il confine con gli USA.

La modalità è piuttosto semplice: i mezzi vengono privati delle luci di navigazione, vengono caricati al limite del payload utile e vengono fatti volare di notte ad alta quota (almeno per un drone) con missioni programmate che li portano a schiantarsi in luoghi predefiniti dove poi il prezioso carico verrà prelevato, il valore del mezzo è chiaramente sacrificabile a fronte del prezzo della merce trasportata.

Sono stati registrati casi di utilizzo di droni anche da parte della camorra e cosa nostra nel nostro bel paese, il drone per loro è un ottimo mezzo per tenere sotto controllo i movimenti delle forze dell’ordine nelle principali piazze di spaccio.

Come molte cose anche il mezzo drone presenta un rovescio della medaglia nei suoi utilizzi ma noi ci auguriamo che possano solo essere utilizzati con scopi più nobili.   

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