UTILIZZO DEI DRONI NELLA GUERRA IN UCRAINA

SUPERSPARK: Pillole di cultura per appassionati di dronI

Ormai il conflitto che imperversa tra Russia e Ucraina ha provato di essere una guerra vera e propria, non un veloce scontro che doveva risolversi in qualche settimana, come anticipatamente annunciato da vari media, ma una vera carneficina.

Questo scontro porta quindi le fazioni ad ingegnarsi, purtroppo molti dei progressi tecnologici a cui siamo ormai abituati provengono proprio dalle guerre, basti pensare all’espansione del settore aerospaziale durante il secondo conflitto mondiale.

Che I droni operino in guerra non è certo una novità, il loro primo impiego serio si è visto durante l’operazione “Desert Storm”: la tristemente nota guerra del Golfo negli anni ‘90, dove gli USA dichiaravano che almeno un UAV era sempre in volo, giorno e notte. Già da prima erano stati utilizzati, anche se tecnologicamente molto meno avanzati, addirittura nella grande guerra del 14/18.

Inquadrando la situazione Ucraina però, si nota una discrepanza: gran parte dei droni utilizzati non sono i famigerati “Predator”, “reaper” e vari altri derivati, ovvero UAV pensati esclusivamente per operare in guerra, piuttosto si tratta di droni di fascia commerciale pensati per facilitare il lavoro, per realizzare contenuti multimediali e  per il tempo libero; l’ispirazione è stata probabilmente presa da alcuni “pionieri” dell’ISIS che già negli scorsi anni avevano iniziato ad utilizzare droni come il DJI Phantom 4 per tali scopi (vedi un nostro vecchio articolo a questo LINK).

Il modo di operare è semplice: si acquista un drone già presente sul mercato in gran numero, poiché disponibile al pubblico, si realizzano degli accessori, spesso stampanti in 3D e si adatta il drone al trasporto di esplosivi e lo sgancio di essi.

Non di rado i “Payload” sono rappresentati da granate da 40mm (in genere HE, High Explosive) a cui viene aggiunta una coda stabilizzatrice sempre stampata in 3D, per fargli mantenere la traiettoria desiderata sul target durante la caduta. In alternativa, con droni più grandi si arrivano a trasportare proietti da mortaio con diametri che vanno dai 60mm (USA M2) agli 81mm (M252 British).

Per svolgere la missione è semplicemente necessario collegare la granata o il proiettile al dispositivo di sgancio del drone, alzarsi in volo a una quota adeguata per renderli silenziosi, posizionarsi in hovering sopra all’obiettivo, facilmente identificabile grazie agli ormai sviluppatissimi sensori ottici di cui sono dotati quasi tutti i droni e sganciare, da li si osserva con la camera se il colpo va a segno; una tecnica cruda, semplice, di riciclo, ma inevitabilmente letale.

Per farsi un’idea dei numeri basti pensare che il 3 Agosto 2022 sono stati ordinati dall’intelligence Ucraina ben 78 DJI Matrice 300 (fonte dal sito “militar nyi”), un drone normalmente impiegato nel campo dei rilievi, per operare nel conflitto, soprattutto grazie al suo carico utile dichiarato di 2,7 kg e una autonomia di 40 minuti.

I video che si trovano in rete sono molteplici ed evidenziano, purtroppo, l’ineluttabilità di questo tipo di tecnologia da parte di chi sta a terra che sia esso Ucraino o Russo…

Il nostro team di fronte a questi eventi non può’ che pronunciarsi triste e amareggiato, nel vedere mezzi dalle immense potenzialità in campo naturalistico, ingegneristico, tecnico e perché no del divertimento, utilizzati per uccidere e mutilare in maniera così feroce e impersonale e ci auguriamo un utilizzo futuro con scopi che aiutino a migliorare la vita e il lavoro e non a peggiorarla.

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